venerdì 10 ottobre 2008


IMMIGRAZIONE, UNA SCONFITTA PER TUTTI
di Gianfredo Ruggiero

L’immigrazione è generalmente considerata una risorsa. Io invece la considero una sconfitta, anzi una doppia sconfitta: per i Paesi di origine e per i Paesi di approdo.
Per i Paesi da cui partono perché si dimostrano incapaci di assicurare un futuro ai loro figli, costringendoli ad abbandonare la loro casa e i loro affetti per cercare fortuna in terre spesso inospitali, come accadeva ai nostri nonni quando, con la valigia di cartone in mano, leggevano esterrefatti all’ingresso dei bar nel nord Europa avvisi del tipo “ vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”.
Rappresenta una sconfitta per i Paesi d’arrivo a causa dei conflitti sociale che ne derivano quando il fenomeno assume proporzioni di massa e, soprattutto, quando la fame degli immigrati è sfruttata dagli industriali per abbassare i salari e le condizioni di lavoro.
L’immigrazione di massa - da non confondere con la libera circolazione degli uomini e delle idee e con gli scambi culturali tra i popoli che, al contrario, vanno incoraggiati – è un fatto negativo e per nulla ineluttabile, il frutto della subalternità della politica alle leggi egoistiche e disumane dell’economia mondializzata.
Il nostro Paese si è modernizzato durante gli anni trenta, diventando autosufficiente e primeggiando i tutti i settori economici e non solo, ha superato i difficili anni della ricostruzione e successivamente si è imposto a livello mondiale grazie all’esclusivo lavoro degli italiani e all’impegno dei nostri imprenditori.
Oggi vogliono farci credere che il nostro futuro dipende dagli immigrati, in realtà sono i nostri industriali che hanno bisogno degli extracomunitari, da quando hanno perso la loro coscienza sociale e il loro amor di Patria per abbracciare l’ideologia capitalista. Un’ideologia che ha un solo obiettivo, il profitto e una sola regola, il libero mercato. Agevolati in questo dai governi di destra e di sinistra.
Con il pretesto della “competitività sui mercati internazionali” i nostri capitani d’industria, secondo la convenienza, assumono mano d’opera immigrata per abbassare i costi di produzione (leggi stipendi), trasferiscono all’estero la produzione dopo aver chiuso le fabbriche in Italia e licenziato i nostri operai, oppure si trasformano in comodi e redditizi importatori dalla Cina.
Arriveremo all’assurdo dell’imprenditore liberale che invece del figlio disoccupato assume l’immigrato perché gli costa meno. A questo ci stà portando l'ideologia capitalista.
Se gli extracomunitari sbarcano a frotte sulle nostre spiagge, e con loro i delinquenti, è perché qualcuno li assume!
Un vero Stato Sociale, come quello che noi auspichiamo, deve avere come obiettivo il benessere e la prosperità del suo popolo, assicurando un lavoro dignitoso a tutti i suoi figli, anche ai meno dotati e ai meno volenterosi, prima di prendere in considerazione una seppur minima immigrazione.
Se questo non avviene (abbiamo milioni di disoccupati italiani e altrettanti immigrati stabilmente occupati, anche nel sud d’Italia) è perché l’immigrazione di massa è vista con favore dalla sinistra, per annacquare la nostra identità, dalla destra per favorire gli industriali e dalla Chiesa per un mal compreso senso di carità cristiana (per una madre suo figlio viene prima degli altri, per la Chiesa invece sono tutti figli di Dio).
Ciò premesso, se una Nazione che si ritiene civile, come l’Italia, decide di aprirsi all’immigrazione lo deve fare con umanità, considerando le sofferenze e le privazioni subite da questi uomini, donne e bambini e rispettando, nei limiti delle nostre leggi, i loro usi e costumi (velo compreso), le loro tradizioni e anche la loro fede religiosa. Integrazione non deve essere sinonimo di omologazione.
Per una parte d’opinione pubblica, quella che politicamente si riconosce nella Lega e nel centrodestra, gli immigrati vanno bene quando lavorano in nero, sfruttati e sottopagati, quando per un posto letto in un tugurio pagano affitti esorbitanti al padrone bianco, quando per pochi soldi puliscono il sedere alla vecchia inferma; non vanno bene quando, è quello che succede a Gallarate, chiedono un luogo dove pregare. In questo caso sono vessati e ostacolati in tutti modi, fino a protestare se un Parroco di quartiere concede loro uno spazio sotto un tendone con il pretesto della mancata reciprocità con i paesi di provenienza, come se le limitazione poste ai cristiani in quelle regioni fosse colpa loro.
Questo atteggiamento utilitaristico e vagamente razzista, non deve stupire: è tipico delle società a capitalismo avanzato dove in primo piano è posto il “cittadino” d’illuministica memoria con i suoi interessi personali ed egoistici, assecondati da uno Stato sempre e comunque al servizio dell’economica.
Io, al contrario, credo nello Stato sociale e nazionale e al centro pongo la comunità, il popolo, la nazione.
Sono geloso e orgoglioso delle nostre tradizioni, identità e cultura millenaria che possono essere preservati solo ponendo un freno all’immigrazione e rivalutando il lavoro degli italiani. Ma se immigrazione deve essere, perché le convenienze dei singoli e la regola del libero mercato prevalgono, che sia almeno rispettosa della dignità umana.
Gianfredo Ruggiero
(presidente Circolo Excalibur - Varese)

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